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Offida la città del sorriso
a cura di Luigi FranchiOffida la città del sorriso10/06/2025 - Offida - Ascoli Piceno
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Ci si arriva piano a Offida, lo sguardo si perde nel paesaggio circostante e, in una delle prime mattine di primavera, il verde si confonde con il bianco accecante delle nevi che coprono la punta di Monte Vettore. È un viaggio lento, come quelli che piacciono a me, mentre guido penso a cosa troverò in quel borgo che mi si è parato davanti agli occhi la sera prima leggendo le pagine di un quotidiano locale. Ci arrivo alle otto di un sabato mattina, in mezzo al silenzio. Negozi chiusi, ante delle finestre anche, i musei non parliamone. Bene, mi dico, vuol dire che qui il tempo ha ancora un significato.

 

Me ne vado per la strada principale del centro storico ascoltando solo lo scalpiccio dei miei passi e decido di camminare ancor più lentamente posando piano i piedi sulle pietre e sull’asfalto, come a non disturbare il sonno o la tranquillità delle case che mi circondano. C’è una via principale nel centro storico che attraversa tutto il borgo fino alla chiesa di Santa Maria della Rocca, che sorge su uno sperone roccioso e domina tutta la valle circostante. La percorro apprezzandone ogni particolare, gli ingressi dei musei e delle botteghe dove entrerò alla loro apertura, le insegne artistiche che indicano i luoghi facenti parte del patrimonio storico architettonico della cittadina, il paesaggio che ogni tanto appare tra una casa e l’altra, la piazza centrale che è la summa di ciò che si dice di questa cittadina: Nobilis interius laetis iacet Aufida campis Urbs munita loco, divitiisque potens. (Francesco Panfilo, "Picenum", 1575)

Internamente a lieti campi in mezzo, sta la nobile Offida; adorna e forte di rocca e muri, e che potente fanno le sue ricchezze e il cittadin valore. (Traduzione di Ab. Carlo Arduini 1815-1881). 

Offida la città del sorriso

Sullo sperone di Santa Maria della Rocca

In pochi minuti arrivo davanti a Santa Maria della Rocca. Chiusa anch’essa ma circondata da una piccola area verde da cui lo sguardo può spaziare. Mi siedo su una panchina e lascio libera la mente. Da quanto tempo non vivevo questa sensazione di serenità e di vuoto positivo. Alle dieci la chiesa apre e mi avvicino cercando di capirne la datazione, all’incirca del 1300, ma, appena dentro, scopro, grazie alla spiegazione della signora che è alla biglietteria, che la chiesa sorge su un’antica chiesuola risalente all’anno 1039. L’interno è stupefacente, con affreschi di una bellezza straordinaria. Peccato che sia in parte ancora sottoposta alle opere di sostegno del dopo terremoto.

 

Sulla strada del ritorno mi fermo a Palazzo De Castellotti, sulla via principale, che racchiude il polo museale di Offida, quale miglior occasione per capire meglio questo splendido borgo; la via che all’andata era silenziosissima ora ferve di persone, le botteghe sono aperte, si respira quell’aria tipicamente italiana che ci fa apprezzare in ogni parte del mondo.

 

Sulla panchina avevo letto di una bellissima opera artistica e letteraria fatta dai bambini di Offida: una guida di Offida fatta con gli occhi e le mani dei bambini, questo il titolo che mi consente di muovermi con più comprensione tra le vie, scoprendo anche Ophys, il serpente dorato che pare sia sepolto sotto la via che sto percorrendo.

Cosa c’entra un serpente con la storia di questo borgo? Il racconto dei bambini è chiarissimo al riguardo:

 

“Tanto tempo fa Offida era governata da un re molto cattivo e, per questo, era odiato da tutti. I re dei paesi vicini decisero di fargli guerra, quando egli si accorse che era in pericolo, fece fondere tutto l’oro che possedeva, gli diede la forma di un serpente e lo seppellì nelle viscere della terra. Si comincia a parlare del Serpente Aureo per la prima volta verso la fine del 1700, durante il rinnovamento culturale avvenuto nel periodo dell’Illuminismo. Il serpente rappresenta il Male, ma è anche legato alla ragione, rappresenta la vita, l’eterna giovinezza (infatti cambia la sua pelle con la muta). Tra il 1700 e l’Unità d’Italia il gruppo dei Carbonari, per non farsi scoprire dal Papa, usava dei codici, il Serpente era uno di quelli. In seguito è stato assunto come simbolo del paese dallo storico Guglielmo Allevi (che faceva parte della Carboneria)”.

Oggi il Serpente Aureo è il nome che hanno dato a uno dei teatri più belli delle Marche, regione che ha fatto di questi edifici un progetto turistico di grande impatto, e che si trova all’interno del Palazzo Comunale. Costruito nel 1820 venne ampliato nel 1862, un anno dopo l’Unità d’Italia, e decorato con i colori della bandiera nazionale.

 

Dal momento che sono da queste parti approfitto del fatto che Offida è anche Città del Vino per degustare e comprare dell’ottimo Pecorino alle cantine Ciù Ciù che hanno aperto un punto vendita in Piazza del Popolo.

 

A questo punto non mi resta che il Polo Museale per capire davvero tutto di questo luogo. Palazzo De Castellotti è la dimensione ideale per un museo che racchiude diverse anime: quella archeologica, quella artistica con la pinacoteca, quella delle tradizioni popolari e quella del merletto a tombolo.

 

Nel museo archeologico sono custoditi i reperti delle campagne di scavo di Guglielmo Allevi (1834-18969) che datano la nascita di Offida al tempo degli etruschi, in particolare vi è conservato quasi intatto il nucleo fondamentale della Officina litica, delle due importanti necropoli Picene di Offida e Spinetoli, assieme alla decorazione fittile templare di epoca repubblicana attribuita al leggendario Tempio dell’Ophys.

 

In quello delle tradizioni popolari, istituito nel 1986 come Museo della civiltà contadina ed artigiana per iniziativa di alcuni professori della locale scuola Media "G.Ciabattoni" a scopo didattico. Nelle sale ci sono ricostruzioni reali di botteghe artigiane, l’esposizione degli attrezzi che hanno fatto a storia dell’agricoltura in questi luoghi.

Affreschi nella Chiesa di Stanta Maria della RoccaAffreschi nella Chiesa di Stanta Maria della Rocca
Chiesa di Stanta Maria della RoccaChiesa di Stanta Maria della Rocca
La Rocca di OffidaLa Rocca di Offida

Le merlettaie di Offida

Quello che, però, colpisce di più è il museo del merletto a tombolo, un’arte tutta offidana che risale al 1350, secondo le testimonianze dovute agli affreschi della collegiata dove sono ritratte tovaglie a merletto, ancor oggi conservate nella sagrestia.

 

Si apre un mondo guardando questi capolavori di artigianato, fatti esclusivamente da mani femminili, da madri che hanno insegnato alle figlie, generazione dopo generazione, come testimonia il monumento alle merlettaie posto all’ingresso del paese, realizzato dallo scultore offidano Aldo Sergiacomi.

Monumento alle merlettaieMonumento alle merlettaie

Madri che non vollero mai la nascita di una scuola del merletto, tanto erano gelose del loro fare artigianale, tranne che, nel 1910, quando inaugurò la scuola di merletto per le bambine delle elementari. In quell’occasione il direttore didattico, Giuseppe Serantoni, scrisse una lunga lettera al sindaco dove, tra le altre cose, affermava: “Nessuno esclude che ogni donna di Offida sappia fare il merletto, ma è fuori di dubbio che la scuola ne disciplina l’insegnamento graduale con metodo progressivo, dal facile al difficile, su disegni artisticamente stampati, raggiungendo col tempo la perfezione sulla esecuzione di lavori anche con disegni più complicati e difficili”. Ma anche questa scuola avrà vita breve perché le madri non accettarono che fossero altre ad istruire le figlie sull’arte e sui segreti del tombolo.

 

L’arte del merletto, dal vivo, l’ho vista nella sede dell’associazione delle merlettaie di Offida, sempre sul corso principale, dove è possibile comprare anche le loro creazioni che vanno dai braccialetti alle tovaglie e a tutto ciò che si riesce a fare con i fili intrecciati del merletto a tombolo.

I fili utilizzati sono generalmente di lino, canapa, cotone e seta, uniti a fili d’oro e d’argento che vengono attorcigliati attorno a fuselli di legno di ciliegio. Questi fuselli generano, durante il lavoro, un suono ritmato che accompagna il tempo delle merlettaie.

 

Sono simpatiche le signore dell’associazione Il Merletto di Offida, ho conosciuto Giuliana e Marisa che mi hanno spiegato come si utilizza il tombolo. Ti accolgono con un buon bicchiere di vino, con i dolcetti tipici, raccontano quest’arte antica che loro tengono viva. Un bel modo di vivere Offida, oltre a quello del periodo di carnevale dove il borgo si anima di questo evento storico risalente al 1524.

 

Che dire? Mi manca solo una cosa a cui nessuno degli abitanti ha saputo darmi una risposta certa: perché Offida viene definita la città del sorriso? Ma forse la risposta sta proprio nelle cose, nel sorriso con cui si è accolti in questo borgo marchigiano!

Offida la città del sorriso
Offida la città del sorriso