Premi INVIO per cercare o ESC per uscire
…Deo Gratias…mel comedet….contra moe combattes… Deus in auditorio… sono alcune delle parole che si leggono sul grande Libro d’Ore, usato per la preghiera quotidiana; Maria le contempla, le medita, le ha appena finite di leggere al suo bambino, il quale, desta il capo verso di lei ma i loro sguardi non si incrociano. È uno spazio di vita familiare, è il tocco di Sandro Filipepi detto il Botticelli (1445-1510) che con la sua raffinatezza ed eleganza ci mostra un momento amorevole tra madre e figlio.
Sandro Botticelli realizza questo dipinto da cavalletto tra il 1480 e il 1481, è un’opera destinata alla devozione privata; non conosciamo il committente ma sicuramente doveva essere benestante, visti i materiali che sono stati sapientemente dosati per la sua esecuzione come l’oro zecchino nelle dorature delle aureole e dei capelli, mentre il blu, di cui è ricco il mantello è ottenuto dal lapislazzulo.
Maria e Gesù sono nel loro studiolo, la finestra è aperta sullo sfondo e fa intravedere un paesaggio alberato in una giornata di sole. La luce che illumina la scena ed in particolare i loro volti, non arriva dall’esterno è piuttosto una luce spirituale, divina, che irradia il volto della Vergine come il bambino che a Lei guarda.
La bellezza e la simbologia in questo dipinto non mancano anzi è un’opera che racconta e che coglie gli aspetti della narrazione più profonda della fede.
Il libro diviene significato di saggezza, di conoscenza divina, di sacra scrittura, è appoggiato su un panno bianco che richiama il sudario, sotto il quale si trova un cuscino che lo sorregge come un leggio elegantemente decorato con tonalità dorate.
Davanti a Maria e Gesù riecheggiano queste parole …questo infatti avvenne… perché si compisse la scrittura… e con la mano il bambino stringe i chiodi e la corona di spine preludio della passione e della sua morte in croce (questi due elementi sembrano essere stati aggiunti successivamente da un altro autore vista la semplicità dell’esecuzione); mentre la mano della madre semi aperta indica il numero due come la seconda persona della trinità quale Padre Figlio (Gesù) e Spirito Santo.
Nel contesto dello studio ci sono altri oggetti di uso quotidiano come dei libri, una scatola in legno per i dolci e una ciotola in maiolica fiorentina bianca e azzurra, finemente decorata che contiene frutti quali le ciliegie, prugne gialle e fichi che simboleggiano rispettivamente: la passione, l’affetto tra madre e figlio e la Resurrezione.
Il volto di Maria è assorto, le sue palpebre sono semi chiuse e la sua bellezza ne enfatizza grazia e sensibilità. Indossa un mantello blu simbolo della divinità che la avvolge mentre il bordo nero fa riferimento al lutto che la attenderà. La veste rossa è annodata a croce sul seno, nuovo richiamo alla passione.
Un velo leggero, trasparente le copre il capo, quale sposa di Dio che l’ha resa madre di Gesù. I capelli dorati e morbidi sono in parte raccolti da una sciarpa azzurra che scende e cinge a sé il figlio donandogli la sua protezione e rafforzandone il legame.
Trentatré sono i soli che decorano l’aureola dalla trama dorata della Vergine come saranno gli anni terreni della vita del figlio e dieci i raggi che richiamano i 10 comandamenti. La stella dorata a 14 punte sulla spalla rappresenta il numero delle generazioni da Abramo a Davide, da Davide alla deportazione in Babilonia a Gesù Cristo come è narrato nel vangelo di Matteo vr.1-17 ( Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe,... In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.).
Dalla stella a 14 punte si irradiano altre otto stelle tripartite che rappresentano il sigillo della Nuova Alleanza, il completamento della Creazione, secondo l’Antico Testamento ….dopo essere stato circonciso a otto giorni dalla nascita (Lc 2,21), viene portato al Tempio di Gerusalemme in occasione della purificazione della madre ““secondo la Legge di Mosè” (Lc 2,22; Lv 12,2-4) e gli ultimi raggi tripartiti sono simbolo di Dio, uno e trino.
Lo sguardo dolce e amorevole del figlio è in contemplazione del volto della madre; le labbra sono carnose e semi aperte quasi a voler dire qualcosa; i suoi piedi si appoggiano solidi sul manto della Vergine mentre le mani sovrapposte in segno benedicente ne imitano l’una il gesto dell’altra.
Le atmosfere morbide e armoniose che Sandro Botticelli ha saputo infondere in questo dipinto si possono ammirare al Museo Poldi Pezzoli in centro a Milano.
Il museo Poldi Pezzoli a Milano
Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) è stato un collezionista d’arte nella Milano dell’Ottocento. Cresciuto in una famiglia da sempre sensibile al clima artistico, culturale e letterario fu attorniato da opere di grande bellezza.
Impegnato in politica e attivamente durante le Cinque Giornate, fu esiliato come molti altri aristocratici del tempo ma il suo esilio gli permise di fare innumerevoli viaggi e incontri tra Londra, Parigi, l’Italia e la Svizzera grazie ai quali raccolse idee per la realizzazione di un museo strepitoso.
Gian Giacomo Poldi Pezzoli ha saputo radunare importanti opere di autori famosi quali il Botticelli, Andrea Mantegna, Francesco Guardi, Giovanni Bellini e molti altri. Le sue volontà furono di inaugurare il museo nel 1881 perché tutti potessero godere delle bellezze custodite al suo interno e vivere in ogni stanza un’esperienza unica.
PER SAPERNE DI PIÙ Museo Poldi Pezzoli Via Alessandro Manzoni 12 Milano Tel. +39 02 794889 info@museopoldipezzoli.org www.museopoldipezzoli.it