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A Dolceacqua lo stupore è di casa
a cura di Jacopo FranchiA Dolceacqua lo stupore è di casa10/06/2025 - Dolceacqua - Imperia
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Dolceacqua nel 1300 era dominata dalla famiglia Doria, come del resto gran parte dell’odierna Liguria, e un crudele marchese della famiglia decise di introdurre la Jus Primae Noctis, secondo a quale una novella sposa doveva giacere con il padrone delle terre.

Lucrezia, bellissima fanciulla, decise di sposare in gran segreto, per sfuggire a quella orribile usanza, il suo ragazzo ma le guardie scoprirono tutto e fecero irruzione nella casa degli sposi durante i festeggiamenti per rapire la giovane e portarla al marchese.

Lucrezia si ribellò e venne rinchiusa nella torre del castello dove si lasciò morire di fame e di sete.

Il suo giovane sposo si vendicò entrando di nascosto, sotto un carro carico di fieno nel castello. La notte penetrò nella camera del marchese e, puntandogli il coltello in gola, gli ordinò di scrivere un editto che annullava la Jus Primae Noctis. Uscito dal castello consegnò il documento ai canonici. Le donne del paese, saputa la notizia, decisero di festeggiare preparando un dolce a ricordo degli avvenimenti.

Impastando la farina con uova, zucchero ed olio crearono varie forme fino a quando venne alla luce la michetta.

Preparato l’impasto e cotte le michette si precipitarono in piazza gridando: “Omi, au, a michetta a damu a chi vuremu nui (uomini, adesso la michetta la diamo a chi vogliamo noi)”. 

Dopo settecento anni si festeggia ancora la michetta il 16 agosto a Dolceacqua e Lucrezia, che aleggia come un fantasma tra le mura del castello osserva felice.

Mi hanno raccontato questa storia non appena sono arrivato a Dolceacqua, un borgo che avevo sempre e solo visto in fotografia e che mi affascinava da anni. Non mi sbagliavo!

Arrivando ti appare all’improvviso, con il suo imponente castello e il ponte ricurvo che divide in due la cittadina. La parte più antica del borgo, è dominata dal Castello dei Doria e viene chiamata dagli abitanti Terra (Téra nel dialetto locale). È quella che mi attira di più e, una volta superato il ponte, mi inerpico tra gli antichi caruggi dove il sole non riesce a penetrare.
“…il luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza…”, così Monet descrisse Dolceacqua durante la sua permanenza nel 1884, dopo un primo viaggio in compagnia di Renoir e la sua opera Le Château de Dolceacqua nel 2019 è rimasta esposta per qualche mese nel Castello dei Doria. 

Appena entrato nel borgo antico una curiosa bottega attira la nostra attenzione; non è la solita bottega di souvenir, piuttosto la definirei una galleria d’arte povera dove ogni oggetto esce dalle mani e dalla straordinaria fantasia creativa della signora che lo gestisce; si chiama Laura Carpine e ha aperto questo luogo di delizie tutto da sola. Vi dedica ogni giornata della sua vita creando.

A Dolceacqua lo stupore è di casa

Il Visionarium in 3D

Proseguendo ci imbattiamo in uno strano cartello che recita Visionarium in 3D.

Il titolare di questo incredibile teatrino interamente in legno è un falegname, Eugenio Andrighetto, con la passione del viaggio che lo ha portato in ogni parte del mondo che oggi, grazie ai filmati che ha realizzato, condivide con tutti quelli che vogliono vederli.
Appena si entra il nipote di Eugenio ti offre un paio di occhiali per la visione in 3D e, se non c’è confusione, ti fa scegliere dall’infinito catalogo di video quello che più ti interessa. Bellissimo quello dedicato alla Val Vernia, la valle di Dolceacqua.

Ma il bello viene alla fine quando il signor Eugenio ti porta nel suo laboratorio di falegnameria, a pochi metri dal teatrino costruito con le sue mani, per raccontarti come gli è venuta questa idea. Quello è un momento di emozione che consigliamo a tutti di provare.

A Dolceacqua lo stupore è di casa
A Dolceacqua lo stupore è di casa

Dolceacqua

Ma da dove deriva questo nome elegante? La tesi più accreditata lo lega a un fondo rustico romano appartenente a un certo Dulcius, ma non ci sono dati certi al riguardo. I ritrovamenti dei castellari, fortificazioni esistenti intorno al V secolo avanti Cristo. 

Salendo ancora e ancora arriviamo alla sede dell’Enoteca Regionale della Liguria dove assaggiamo il Rossese, il vino che ha reso famosa Dolceacqua nel mondo. 

Infine arriviamo al castello Doria, quello di Lucrezia. L’imponente struttura risale al 1177 e importanti lavori di restauro l’hanno reso ancor più agibile. Dal giardino parte un percorso panoramico consente di ammirare l’intera valle, dal mare, alle vigne di Rossese di Dolceacqua, alle piantagioni di olivi fino alle Montagne Azzurre, quelle da cui si vede il mare.  Nelle sale viene narrata la storia del castello e di Dolceacqua; particolarmente interessante è il breve filmato d’epoca che illustra la visita di Monet a Dolceacqua.

È l’ora di pranzo ma non vogliamo andare in un ristorante per quanti buoni ce ne siano, nel pomeriggio dobbiamo metterci in auto e quindi scegliamo di stare leggeri. Mai scelta fu più felice, in un bar della piazza in basso paese troviamo un autentico campionario di gentilezza da parte delle signore che gestiscono il locale. Focacce e michetta, con un buon Rossese chiudono questa visita veloce ma preziosa.

A Dolceacqua lo stupore è di casa
A Dolceacqua lo stupore è di casa