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La Garfagnana verace: Gallicano e Trassilico
La Garfagnana verace: Gallicano e Trassilico10/06/2025 - Gallicano - Lucca
Dove mangiare
Dove
mangiare
Dove dormire
Dove
dormire
Dove comprare
Dove
comprare

Partire battezzando una zona da visitare ma senza una meta ben precisa. Si può. A maggior ragione se la scelta cade nei luoghi ben lontani dalle prese d’assalto dei turisti.
Muoversi, letteralmente spostarsi, da un punto all’altro lasciandosi guidare dal proprio sentire e cogliendo prontamente i segnali, come indicatori di direzione, ci porta ad assaporare quell’ebbrezza della sorpresa che nella nostra mania di organizzare tutto ci concediamo sempre meno.
Basta poco: un piccola valigia con il necessario per vivere in completa libertà e bendisporsi a quello che si incontrerà.
Con questo spirito mi sono calata, questa volta insieme a un’amica, nel cuore della Garfagnana, un’intimistica valle verde su cui sono disseminati tanti piccoli centri abitati, o meglio, borghi di rara integrità.Ci portiamo sulla nominata Barga, che pure è stata citata tra i Borghi più belli d’Italia, pensando di pernottare eventualmente lì ma l’indisponibilità di posti data anche da segreterie telefoniche attivate (e quando si parla di ospitalità non va bene!) ci fa virare verso Gallicano, abbarbicato su un colle che domina il fiume Serchia, dove, già al suo primo impatto, è tutta un’altra cosa.
È qui che il “caso” orienterà la nostra attenzione.
“Non correte”, si raccomanda il proprietario di Eliseo, l’albergo a conduzione familiare, a cui comunichiamo che lo avremmo raggiunto in tarda serata. “Che bel modo di accogliere!” – ci diciamo.
Non solo. Al nostro arrivo una ragazza del luogo che sta transitando davanti l’hotel, si preoccupa di accompagnarci al primo parcheggio utile. Così, con gratuità, senza che nulla le sia chiesto.
È curioso come lo spirito di certi luoghi si delinei da subito, prim’ancora di saperne di più.

Chiesa di San JacopoChiesa di San Jacopo
Madonna col Bambino in terracota invetriataMadonna col Bambino in terracota invetriata

Gli incontri, quelli belli
Sarà un incontro all’indomani - di sabato mattina - con un uomo che porta il cane a passeggio, a disegnarci il percorso che subito abbiamo sentito nostro.
“Adesso visiteremo Gallicano ma poi dove possiamo andare?” gli chiediamo con quell’impertinenza che prende quando si cercano informazioni.
E lui, incuriosito, ci domanda: “Da dove venite?” “Da Parma” ci affrettiamo a rispondere.
A questo punto inizia a snocciolare idee: “Potreste salire a Trassilico, piccolo borgo sulla montagna che si può vedere anche dalla parte alta di Gallicano. Scendendo potreste raggiungere l’eremo di Calomini, incastonato nella roccia, e anche quello merita. E se può essere di vostro gradimento, in quella zona c’è anche la Grotta del vento da visitare. Già così vi riempite la giornata ma ci sono altri percorsi interessanti. E li cita.
Una signora di passaggio interviene nella nostra conversazione: “Questo è il nostro sindaco!”. A quel punto ne approfittiamo attaccando con altre domande…
“Dalle 10,45 sono di turno al rifugio di Trassilico, se volete raggiungermi parliamo ancora” risponde lui prontamente.
Scendendo lungo il piccolo corso di Gallicano ci imbattiamo in vetrine che ospitano iniziative a carattere sociale (tra cooperative e associazioni di aggregazione). Più oltre, sul fondo, due fontane a muro da cui sgorga “acqua buona che viene dalla montagna” (le Alpi Apuane) - si premura di dirci un’abitante del luogo. “Vedete - aggiunge-  quel piccolo tondo sopra le fontane? È in terracotta invetriata e rimanda a un’importante famiglia di scultori, i Dalla Robbia, sulla scena fiorentina del ‘400 e ‘500. Rappresenta una copia della Madonna col Bambino, posta sotto il Loggiato del comune. La incontrerete risalendo il borgo medioevale.
 

Cimitero Ottocentesco di GallicanoCimitero Ottocentesco di Gallicano

Un’esperienza di pace interiore
Prima però ci imbattiamo in un ponte alquanto singolare per la sua funzione. Tecnicamente lo chiamano il Ponte canale dell’acquedotto irriguo e scopriamo che è stato progettato nel XIX secolo per risolvere i problemi di siccità. Captando le acque del torrente Turrile consentiva di irrigare i campi, in quell’epoca in cui l’agricoltura era l’attività dominante. Un vero e proprio gioiello architettonico e ingegneristico che, per la sua storia, è espressione della caparbietà dei gallicanesi (nel loro volerlo a tutti i costi) e di fatto è divenuto simbolo della cittadina. Visitabile attraverso tour organizzati, consente  una visione di Gallicano dall’alto.
Inizia così un percorso culturale che si snoda attraverso un borgo che nel portare su è esso stesso un’esperienza di pace interiore, un luogo che non vorremmo lasciare più, un tempo che vorremmo si dilatasse…finché non arriviamo nella parte più vecchia di Gallicano, chiamata il Castello (di cui oggi restano le rovine),  dove troviamo la chiesa di San Jacopo con la sua preziosa Pala d’altare, attribuita a Luca della Robbia,e accanto il cimitero ottocentesco che tanta storia racconta, per poi chiudere – salendo-  alla Rocca lucchese, che nel tempo ha sùbito trasformazioni. Di questa oggi resta la torre campanaria, struttura molto antica che probabilmente risale al primo sistema difensivo. L’ha portata alla luce da pochi anni il proprietario di quella terra, F   abrizio Riva, nello sradicare rovi.
Don Fiorenzo, che è parroco di Gallicano da 40 anni, non si sorprende di tutto il ben di Dio che si sta rinvenendo con gli scavi della rocca: “Gallicano è uno scrigno di opere straordinarie ma in passato la gente doveva mangiare (ossia aveva questa priorità) e ha trascurato il fatto culturale e religioso.
E ora c’è chi con cura si sta preoccupando di farlo riemergere (e salvaguardarlo)”. Per inciso, solo di chiese a Gallicano ce ne sono 7!
 

Verso Trassilico
Recuperiamo l’auto e ci avviamo, come pensato, verso Trassilico, dove non lo sappiamo ancora ma ci torneranno i conti, riusciremo meglio a collocare ciò che abbiamo raccolto o anche solo percepito.
Quell’isola verde della Toscana, come qualcuno ha definito la Garfagnana, ci appare in tutta la sua autenticità nell’affrontare i tornanti che separano Gallicano da Trassilico.
A rompere quel floridissimo verde boschivo una sorta di cuore giusto al centro della parete è l’Eremo di Calomini aggrappato e scavato nella roccia, che raggiungeremo al ritorno, con una piccola deviazione. E continuando a salire troviamo cartelli che indicano percorsi: via della seta, via dei mulini…interessante…
L’arrivo a Trassilico è fortunato. Ci affianca una signora che sta uscendo di casa insieme col marito. Con loro varchiamo la porta di ingresso al borgo. Tempo di portarci all’altezza del rifugio e già abbiamo incamerato diverse informazioni, come solo chi è addentro sa dare.
Non ci vorrà molto a scoprire, da alcuni compaesani, che quella è la “sindaca”, l’assessora al turismo e il centro informazioni del luogo! Sa davvero tutto e tiene il polso della situazione. Ama il suo borgo e se ne prende a cuore. Con Marinella, questo è il suo nome, entriamo in confidenza da subito. Fino al 2000 ha avuto una bottega di generi alimentari: sa come si fa con la gente.
Le confidiamo che stiamo per raggiungere il sindaco vero, David Saisi, che è lo stesso di Gallicano: “Ci tiene tanto il sindaco a questo borgo!” esclama orgogliosa Marinella.
Pensando alla sua collocazione, là dove finisce la strada, Trassilico non te lo immagini così ben tenuto, curato. Evidentemente è davvero amato dalla sua gente, 76 persone stabili e il pieno d’estate con i ritorni di chi è andato altrove e l’afflusso dei turisti che dalla Versilia arrivano nell’entroterra.
Il rifugio, come è chiamato, è di agevolissimo accesso, non abbarbicato su di un cucuzzolo come accade di solito ma lungo il corso. Entriamo e, guarda caso, troviamo il sindaco intento ad allestire la sala per il pranzo, con un occhio al bancone del bar: quello è l’unico punto, in tutto il borgo, in cui è possibile fare consumazioni o pranzare, oltre ad avere funzione di ospitalità, sotto il cappello di cooperativa di comunità. Diciamolo pure che è il luogo deputato alla sopravvivenza di Trassilico e questo un sindaco che ci si impegna in prima persona lo sa bene. Pranziamo lì e attendiamo che la sala si svuoti per requisire sia lui che Luca, il gestore del rifugio.
 

Il sindaco, uno di noi
“Partiamo da Gallicano – chiediamo al primo cittadino -. Sa che ci siamo sentite accolte bene, fin dal nostro arrivo? C’è qualche motivazione che avvalora questa nostra percezione?”
“Gallicano è riconosciuto in Garfagnana come un paese accogliente, questo è dovuto al fatto che è un territorio di confine perennemente invaso da modenesi, lucchesi, fiorentini, una volta governava l’uno una volta l’altro, quindi luogo di continuo incontro/scontro, in ogni modo aperto alle genti provenienti un po’ da tutte le parti. Pensate che si dice che chi beve l’acqua dalla nostra fonte si innamora del luogo e torna.
Nella nostra storia più recente, giusto sotto la giurisdizione del sindaco che mi ha preceduto, quando negli anni ’80 c’è stato lo sbarco degli albanesi Gallicano li ha accolti e oggi sono integrati e radicati, tanto per rimarcare la vostra percezione. Questo è un paese di comunità, molto attivo, con le sue associazioni impegnate per il prossimo, come avete rilevato anche voi. Già 40 anni fa faceva fiaccolate per il mondo…
“E di Trassilico, sindaco, cosa ci dice?”- incalziamo.
“Trassilico è un nostro gioiello, diventato frazione del comune di Gallicano nel 1946, perché prima era un comune a sé stante. Noi lo abbiamo accolto volentieri e da lì, negli anni ’60, è stata fatta la strada di collegamento, perché in quanto comune estense era collegato con Castelnuovo di Garfagnana (pure estense) e non con Gallicano (lucchese).
Per noi gallicanesi Trassilico diventa ben presto una meta turistica, si riempie di turisti d’estate, e venire qui - se penso alle mie estati da studente - significava trovare ragazzi e ragazze che venivano da tutta la Toscana. C’è un legame forte con questo luogo.
Avete visto, prima di entrare nel borgo, un piccolo edificio tutto aperto a mo’ di porticato? È il Fontanino, una fontana/lavatoio ad uso pubblico con fregi e iscrizioni in pietra come quella che recita, in un italiano misto a spagnolo:“non es fuogo che mas arda come lingua che mas habla” (un invito alle donne a tenere a freno la lingua) che fa risalire al soggiorno di truppe spagnole avvenuto a Trassilico nei primi decenni del XVI secolo. Anche a Trassilico le chiese non mancano! Ce ne sono quattro, quella di San Pietro è la più grande. All’apice del borgo c’è la Rocca estense, che dopo la donazione da parte di un privato, è stata restaurata nella cinta muraria e nel torrione, grazie a un fondo voluto dal Ministero della cultura.

La Rocca estense di TrassilicoLa Rocca estense di Trassilico

La cooperativa di comunità
E poi c’è questa cooperativa di comunità, che vuole essere la linfa di questo luogo.
E qui non possiamo non parlare con chi di quel rifugio ci ha fatto la scelta di vita propria insieme alla compagna, Luca (no cognome, no foto “tanto chi mi deve conoscere mi conosce”).
La sua storia è significativa, passa per le esasperazioni della ristorazione per cui ha lavorato per 23 anni poi il covid ha stoppato tutto. “In quel periodo – racconta Luca – senza stipendio, senza alcun paracadute sociale, mi sono  trovato del tempo per pensare, cosa mai avuta prima perché in quelle situazioni devi continuare a correre. Mi sono reso conto che le necessità per un essere umano sono poche, mangiare, avere un posto dove dormire… mentre sono tanti gli accessori che ti attaccano in quella società lì, dove non mi riconoscevo più. Sono venuto qua perché non volevo più mettere la maschera che si deve indossare davanti alla gente. Se sto simpatico o no sono fatto così, non sto più a nascondermi. Avevo necessità  di riconnettermi con la natura. Sono arrivato qua perché invitato dal precedente gestore, di Desenzano come me. Sono rimasto quattro giorni insieme alla mia compagna e qui abbiamo deciso che saremmo rimasti. Nel giro di un mese abbiamo iniziato a gestire la cooperativa, che si prefigge nella sua idea originaria, non solo di attrarre gente, mettendo a disposizione posti letto (8+ gestione di 2 case vacanze) e un servizio bar/ristorazione, ma anche ricreare lavoro in loco (vedi riportare qui l’agricoltura, riattivare la filiera della farina di castagna con i suoi metati – casotti in pietra nel bosco, essicatoi per castagne - e i suoi mulini, per ricavarne la farina). Personalmente ho dovuto iniziare a misurarmi con quelle conoscenze primarie non coltivate prima (fare legna, coltivare la terra, potare gli alberi…) per cui mi sono attaccato a Modesto, custode delle tradizioni, che mi ha insegnato molte cose. Chi passa di qua deve cercare di intercettare Basilio, memoria storica, che noi chimiamo Enciclopedia! A quanti di noi, a quante nostre aspirazioni sta dando voce, Luca, persona liberata e libera!…
 

La Garfagnana verace: Gallicano e Trassilico
Ma torniamo al sindaco, che nel vederlo in azione in modo pragmatico, fattivo, è diventato un po’ anche il nostro sindaco e gli chiediamo come sia maturata questa sua vocazione.
“Non mi sono mai occupato di politica poi, nel 2009,  da un interessamento insieme ad amici circa la possibilità di realizzare una centrale di biomassa, ci siamo trovati a creare “Gallicano c’è”, una lista civica davvero che è riuscita a vincere.
Vogliamo fare il bene della nostra comunità e ci proviamo, standole vicino dove c’è bisogno di far crescere o di non far morire o di creare qualcosa di nuovo. Non abbiamo nessuno dietro di noi, facciamo quello che crediamo più giusto. In questa fase di passaggio per la cooperativa, nata da una visione importante di una persona che ora è andata via, la mia/nostra preoccupazione è di dare una mano in questa gestione che è piuttosto complessa, perché resti fedele agli intenti per cui è nata”.
Quanti ne vorremmo di sindaci così? Il nostro Bel Paese ci riserva anche queste piacevoli scoperte, a far ricchi i nostri racconti come una bella spolverata di Parmigiano Reggiano su un già ricco e allettante piatto di pasta!
Eremo di CalominiEremo di Calomini
La Garfagnana verace: Gallicano e Trassilico