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Chianalea di Scilla
a cura di Simona VitaliChianalea di Scilla04/11/2025
Dove mangiare
Dove
mangiare
Dove dormire
Dove
dormire

Un parcheggio privato e due uomini che, per ingannare il tempo di attesa tra un arrivo e una partenza, stanno giocando a carte sotto un pergolato. Un piccolo scambio di battute che si ingigantisce e diventa l’occasione per discorrere del luogo prima ancora di entrarci.
Mi chiedono della mia provenienza. “Parma” - rispondo – e, sempre, quando pronuncio il nome di questa città vedo occhi a cuore. In realtà la dimensione del viaggio mi fa capire quanti altri notevoli giacimenti enogastronomici ci siano nel nostro Paese.
Di fatto uno dei miei due interlocutori, che di nome fa Franco, dimostra proprio di saperne dei prodotti della mia terra, della giusta stagionatura, dei piatti meritevoli. “Deve avere del palato” - mi dico.
Praticamente non ho ancora “attraccato” a Chianalea, quartiere di Scilla con la forza - da solo- di far parlare di sé stesso, dicevo non ho ancora attraccato (arrivo dall’attraversamento dello stretto di Messina) che già ho buone coordinate fra le mani.
“Stacchiamo alle 13 e riapriamo alle 15, mi raccomando di tenerlo presente. Faccia bene i suoi conti, se arriva alle 14 non ci trova” mi precisa il gestore del parcheggio.
“Credo che ci vedremo alle 13 - rispondo piuttosto decisa, pensando che per visitare un piccolo corso non ci impiegherò certo una giornata. “Noi non aspettiamo oltre, si sappia regolare” - si raccomandano.

Il mare dentro le case
Li saluto e scendo verso il mare perché è noto che qui la particolarità sta nelle case costruite direttamente sugli scogli, a ridosso del mare. Imbocco il piccolo corso e non tardo ad imbattermi in viuzze laterali che separano le fitte abitazioni e scendono giù, aprendosi sull’acqua, come canali.
Scorci a tratti poetici dove non è inusuale trovare, parcheggiate sotto casa, le barche dei pescatori, mentre loro sono intenti a sistemare le reti o a prepararsi ad uscire. Giusto Franco al parcheggio mi ha raccontato che le antiche tradizioni della pesca sono ancora molto radicate qui, come quella del pescespada che in queste acque del mar Tirreno, mosse da forti correnti e per questo ricche di plancton, trova quelle condizioni ideali che rendono la sua carne migliore, più soda e ricca di sapore, rispetto ad altre aree di pesca. Ci sono vicoli che culminano in palafitte dove d’estate vengono allestiti ristorantini direttamente sul mare. È divertente vedere i turisti che entrano ed escono come scoiattoli, tra l’affascinato e il divertito, da queste minuscole vie tra le casette colorate, scendendo qualche scalino o affrontando una discesetta fino a mare.

Chianalea di Scilla
Chianalea di Scilla
Chianalea di Scilla

Dove il tempo è sospeso nel mito
Mi accorgo ad un certo punto che il mio incedere è talmente lento e rilassato che in realtà ho attraversato un tratto brevissimo di corso.
Faccio tappa ad un’antica fontana che mi ristora con la sua acqua ghiacciata. Con me alcuni turisti, loro di ritorno dal giro, che parlano di altre fontane incontrate, in particolare quella della Sirenetta, ispirata al mito omerico della ninfa Scilla, trasformata in mostro marino con sei teste dalla maga Circe per gelosia e destinata a terrorizzare i naviganti. E poi citano anche Cariddi, altro mostro marino, sito sull’altra sponda dello stretto di Messina, che creava pericolose correnti e vortici, inghiottendo l’acqua marina tre volte al giorno. Un passaggio insidioso, quello tra Scilla e Cariddi, per i naviganti antichi.
Inutile dire che il mito esercita sempre un suo fascino, incanta e traporta in un certo senso. Con questo stato d’animo avanzo, senza una meta. Semplicemente lascio che sia.

APOI
Mi catturano, ad un certo punto, alcuni messaggi impressi in tavolette di legno grezzo
su una parete decorata, che fanno da cornice all’ingresso di uno spazio percepibile già da fuori come creativo. Entro incuriosita e mi lascio subito sedurre da abiti veramente particolari, di taglio sartoriale, come mi conferma il grande tavolone di lavoro nella stanza accanto, realizzati con stoffe (spesso antiche) non comuni di straordinaria bellezza. Anche gli accessori non scherzano: tutti assolutamente di sapore. Uno spazio pieno di cose, che abbonda di cose, come piace a me. Il mio occhio si ferma su una collana rossa vintage che chiedo di provare (e poi acquisto). L’occasione è buona per conoscere Cesare, Cesare Billi, che di questo luogo è l’anima: un volto dai tratti importanti con un fluente capello bianco che gli fa da cornice, tutto di bianco vestito e quell’occhio che indaga prim’ancora delle parole. Bastano poche battute e già dimostra di essere sintonizzato sulla tua linea, di avere colto qualcosa di te. Una sfida titanica con una giornalista che come minimo ricambia in questo senso. Sembra un gioco ma non lo è: Cesare ti mette a fuoco e se ti lasci guidare ti esprime, facendoti indossare abiti che mai avevi osato. E ti piace. E ti senti interpretato. E cogli nuovi lati di te rimasti nascosti fino a quel momento. Una personalità forte, un uomo sicuro del suo ma soprattutto, ed è quel che conta, capace. Un’esperienza che vale la pena fare. Alla faccia di chi ci vuole tutti uniformati e, peggio, cerca di venderci ciò che proprio non ci appartiene.
Un uomo con cui è piacevole divagare, parlando di Chianalea, per esempio, quel luogo magico, in un certo senso fuori dal tempo, dove lui ha scelto di vivere. “Hai letto i cartelli che ci sono fuori? Lì trovi il senso di questo luogo. Tanto in quel “ A Scilla si può fare niente”, nel senso che qui si fa senza intrattenimenti turistici perché si sta bene anche soltanto facendo vita di mare, quanto in quel APOI – che è il nome della mia boutique - espressione calabrese che sta a indicare il posticipare ciò che ci scoccia.

Cesare BilliCesare Billi
Chianalea di Scilla

Di gatti che vanno a pesci e tramonti viola
Sono già le 13 decido di disattendere l’idea di tornare al parcheggio e di proseguire la mia esplorazione.
Via via che procedo incontro qualche baretto, paninerie che si sono fatte una nomea grazie al panino di pescespada, ristorantini con vista e giusto qualche negozio, che bene esprimono l’anima genuina di Chianalea, per niente artefatta. “Questo è un borgo di pescatori e di gatti, tanti gatti, che non vanno a topi ma a pesci! Anche il turismo non è quello d’assalto ma di maniera” mi ha fatto notare Cesare.   
Le onde del mare che si intrufolano nei canali fra case creano una musicalità – mi dicono - che di notte, nella quiete, diventa un vero e proprio sottofondo che culla gli abitanti ma la loro funzione più importante pare sia quella di evitare allagamenti durante le mareggiate.
Qui anche i tramonti hanno un sapore particolare, con il mare che si tinge di riflessi viola grazie ad un certo angolo di rifrazione della luce del sole che colpisce la superficie dell’acqua. Non a caso siamo in un tratto di costa denominata appunto Viola.
Un’esperienza estremamente immersiva questa di Chianalea e sui generis che non avrebbe bisogno di alcun’altra integrazione. Tuttavia, bisogna sapere che Scilla offre altri motivi di buon ricordo.
Da Chianalea, attraversando un tunnel a piedi, si accede infatti ad un’altra zona di Scilla: la Spiaggia delle Sirene, circa un km di spiaggia di ghiaia finissima che si sviluppa a mo’ di insenatura fra due costoni di roccia, sul più imponente dei quali sorge il Castello Ruffo. La sua posizione strategica consentiva di proteggere le terre calabre da chi arrivava dal mare e rappresenta oggi un punto panoramico straordinario sullo stretto di Messina e sulle isole Eolie.

L’impronta di Renato Guttuso
Un luogo, questo, che ha stregato lo stesso Renato Guttuso, il quale ha preso a frequentarlo trascorrendovi le vacanze estive, finché, nel 1949, non ha pensato di crearvi una scuola, la Scuola degli artisti di Scilla, con sede prima a Chianalea poi a “Casa Rossa” a Marina Grande.
Qui con la sua cerchia di amici, Saro Mirabella, Giuseppe Mazzullo, Giovanni Omiccioli, Giuseppe Marino, Tono Zancaro e Vincenzo Ciardo vivevano tutti insieme. Bastava che si affacciassero alla finestra per trarre la loro ispirazione. Anni molto prolifici in cui lo stesso Guttuso, forte anche della benevolenza degli scillesi, ha realizzato alcune delle sue più importanti opere di realismo sociale.

Chianalea di Scilla

È tempo che torni verso il parcheggio a ritirare l’auto. È quasi sera e un lungo viaggio mi attende.
“L’abbiamo aspettata fino alle 13.30 poi siamo andati a pranzo” mi dice uno dei due signori del parcheggio conosciuti al mattino. Mi sento in difetto, avrei potuto avvisarli. Ho pensato che non vedendomi arrivare avrebbero semplicemente chiuso i cancelli. Invece no, è bastato uno scambio di battute al mio arrivo perché si facessero carico di me…
Ecco di che pasta sono fatti da queste parti.