Premi INVIO per cercare o ESC per uscire

Il castello dei desideri
a cura di Luigi FranchiIl castello dei desideri31/10/2025
Dove mangiare
Dove
mangiare
Dove dormire
Dove
dormire
Dove comprare
Dove
comprare
 Nel 1995 tra le genti piacentine apparve per la prima volta il nome di Maria Rita Trecci Gibelli, suscitando curiosità e qualche incredulità: “Una signora di Milano, no (diceva qualcun altro) è di Viterbo, che vuole comprare un castello semidiroccato a Gropparello e farne un attrazione culturale e turistica?” si chiedevano.

Una follia, per molti. Gropparello era fuori da qualsiasi itinerario turistico, non offriva nulla di particolare, era uno dei tanti paesi dell’Appennino che si stava spopolando.

Quella follia diventò realtà, la signora in questione, originaria di Viterbo ma da anni residente a Milano, che di professione faceva il perito di strumenti di musica antica con tanti di certificazione della Camera di Commercio di Milano, si trasferì con tutta la famiglia nel castello, abitandolo e ristrutturando quel poco sufficiente ad essere agibile, senza snaturare alcunché di una costruzione che risaliva all’ottavo secolo, in piena epoca carolingia.

Il Castello di Gropparello oggi

Sono passati trent’anni da quel giorno e il castello di Gropparello ha visto oltre due milioni di visitatori, senza creare nessun danno alla valle anzi, portando nuove persone ad abitare qui, dando vita a nuovo lavoro e occupazione. Negli anni “ascoltando i desideri dei bambini che venivano in visita con i genitori - racconta Maria Rita – abbiamo ideato il Parco delle Fiabe, il primo parco emotivo d’Italia, diventato meta di migliaia di gite scolaresche e di visite familiari”.
E, proprio quest’anno, nel trentesimo dell’attività, sono arrivati due riconoscimenti importanti che hanno dato ulteriore valore al nostro impegno: il Premio Impresa Sostenibile 2025 da parte del Sole24Ore “per aver saputo costruire un lavoro che crei valore e trattenga la ricchezza sul territorio. Vincere questo premio è stato un preziosissimo riconoscimento che spendiamo con grande orgoglio ogni volta che presentiamo la nostra azienda ai clienti o ad aziende con cui collaborare” come ci spiega la figlia Maria Chiara.

Il secondo riconoscimento arriva dal sito Visititaly, con i suoi tre milioni di follower, che ha inserito il Castello di Gropparello tra i venti più belli d’Italia.

Ed è proprio questo che ci ha spinti a visitarne gli ambienti.

Francesca, Chiara, Rita e Gianfranco GibelliFrancesca, Chiara, Rita e Gianfranco Gibelli

Arrivarci è facile

Non è fuori dal mondo, a soli venti chilometri dall’uscita autostradale dell’A1 di Fiorenzuola, ci si arriva seguendo le indicazioni per Carpaneto Piacentino e Gropparello. Una strada dritta fino a Carpaneto e qualche morbida curva mentre si sale in collina ed eccolo apparire tra i boschi della Val Vezzeno, austero come deve essere un autentico castello risalente all’VIII secolo.

Ad accoglierci Maria Chiara, la figlia di Rita e di Gianfranco, che ci accompagna in una visita esclusiva. Siamo al tramonto e il castello, a quest’ora è chiuso ai visitatori. Entrando ci si accorge subito dell’irregolarità della struttura. “È dovuta alle asperità del terreno su cui è stato costruito. Rappresenta un esempio dell’arte della fortificazione medievale, posto a difesa della via d’accesso alla valle, si erge su un grande comprensorio ofiolitico con un orrido che scende fino al torrente Vezzeno, e che rendeva il maniero inattaccabile”, racconta Chiara.
Il castello è circondato da un parco di 20 ettari, all’interno del quale si trovano le magnifiche Gole del Vezzeno con il famoso altare celtico, e il Museo della Rosa Nascente, che si snoda in un labirinto di carpini con 17 roseti costituiti da 1280 piante di 120 varietà di rose.
Il Museo nasce per volontà di Rita Gibelli che, da sempre innamorata di questo magnifico fiore, ha deciso di creare un percorso di significato alchemico, che accompagna ogni singola persona alla scoperta della perfezione interiore attraverso l’evoluzione di colori, profumi, luci e simboli.
Dai rilievi che la famiglia Trecci Gibelli ha fatto realizzare da alcuni archeologi, risultano addirittura evidenti le prime tracce di una fortificazione romana risalente al III – II secolo a.C., su cui si è poi innestato il castello che anno l’imperatore Carlo Magno concesse, nell’810, all’allora vescovo di Piacenza, Giuliano II.
Pur avendo subito, come tutte le dimore medievali, alcuni rimaneggiamenti per trasformarlo in residenza, nel castello di Gropparello si avverte ancora molto evidente l’epoca di costruzione e i fatti che lo videro protagonista.

Il castello dei desideri

Il fantasma di Rosania Fulgosio

Di storie di fantasmi è piena l’Italia ma quelle di Gropparello non sono leggende. Lo testimoniano tutti i familiari che, nel castello, ci abitano.
“La prima notte che dormimmo nel castello, ancora tutto in un disordine folle, - racconta Maria Rita – senza luce elettrica, senza riscaldamento, ero indecisa se chiudere la porta a chiave. A un certo punto ho visto apparire una figura femminile quasi luminosa sulla parete. E sono certa di non essermela sognata. Apparizioni così ne avvengono spesso anche adesso e, ricercando negli archivi, abbiamo scoperto la figura di Rosania Fulgosio, su cui mio marito Gianfranco ha scritto anche un romanzo”.

Fatevela raccontare quando andrete in visita, è una storia incredibile, di cui si trova anche qualche traccia negli spazi del castello, che risale al 1300 quando Gropparello era in mano alla potente famiglia guelfa dei Fulgosio. Non vi sveliamo altro!

 

I vari passaggi di mano
Nel 1599 Ranuccio I Farnese, signore di Parma e Piacenza, investe con il titolo ereditario di conte di Gropparello Marcantonio Anguissola concedendogli il castello che rimane della famiglia Anguissola fino al 1848. Poi passa in diverse mani che lo riducono a deposito rurale, fino al 1869 quando il conte Ludovico Marazzani Visconti lo acquista e incarica l’architetto piacentino Camillo Guidotti di un completo restauro.

“Si vedono chiaramente le parti restaurate – ci spiega Maria Chiara nel corso della visita – come, ad esempio la scala che porta al salone principale. Il conte era già proprietario dei vicini castelli di Montechino e Montanaro. A Montanaro risiedeva la famiglia e Montechino era il casino di caccia. Gropparello lo considerava il suo rifugio personale dove venire a leggere, scrivere, andare a cavallo”.

Nel ‘900 passa nelle mani di vari personaggi e, dopo un periodo di abbandono, nel 1994 viene acquistato dagli attuali proprietari.

Ma perché viene voglia di diventare proprietari di un castello? Faccio questa domanda a Rita e la risposta, semplice e determinata allo stesso tempo, è: “La passione per i sogni. I miei sogni sono sempre in volo, non riesco mai a restare ferma”!

Gran festa a corteGran festa a corte
Il castello dei desideri
Il castello dei desideri

I primi sogni e le prime azioni

“Avevo il castello e dovevo farci dentro qualcosa – ricorda Rita - e allora chiamai Il Maestro di casa, un’azienda di banqueting milanese, per capire se poteva interessargli la struttura per i suoi banchetti. Un castello mi manca, mi rispose, vengo a vederlo”.

L’idea di affittarlo durò però molto poco, sostituita da quella davvero vincente: il Parco delle Fiabe.

I boschi che circondano il castello, comprese le balze dell’orrido in cui scorre il Vezzeno si prestavano benissimo a creare un immaginario fiabesco del medioevo. Con il Parco arrivarono anche gli attori professionisti che potevano fa vivere le avventure con uno scopo pedagogico, favorendo lo stare in gruppo e il rispetto per gli altri, spingendo i bambini a credere nei loro sogni.

Quel parco ha visto passare migliaia e migliaia di bambini, alcuni oggi sono genitori e tornano con i loro figli in un circolo senza fine.

 

Gianfranco Giorgio Gibelli 

Sentiamo musica durante la visita, nel salone principale Chiara ci sta mostrando uno stupendo clavicembalo: “È uno dei pochi strumenti musicali antichi che mia mamma si è portata dal suo laboratorio di Milano. Il paesaggio sul coperchio è stato dipinto da mio padre” e, all’improvviso, appare Gianfranco Giorgio Gibelli, il marito di Rita che tanta parte ha in questa storia.
“Siamo io e lui che conduciamo le visite al castello” racconta Chiara.

“Ma io le faccio in maniera papale, solo una al giorno alle 11,30, poi mi dedico alla parte privata della nostra dimora, suono il pianoforte, il clavicembalo, dipingo, scrivo” precisa sorridendo Gianfranco.

“Ne fa una sola ma ha più follower e commenti rispetto a me che ne faccio molte di più” scherza, ma non troppo, Chiara.

“Vi seguo nella visita, se non disturbo” dice sorridendo Gianfranco.

Un uomo di grande cultura e di passione esplicita per la scelta di venire a vivere qui da Milano.

“Ci abitiamo, tutti, nel castello, ognuno ha le sue stanze, io e mia moglie, Chiara, Francesca, l’altra figlia che conoscerete più tardi, e le loro famiglie. E ci abitiamo nelle condizioni che una dimora antica come questa impone. Legna per il camino, acqua da poco anche calda, ma ci piace così, amiamo questo luogo. Lo sentiamo nostro e vogliamo che i nostri ospiti lo vivano allo stesso modo, con sincerità, passione e cura della bellezza” ci spiega Gianfranco mentre, dopo aver attraversato stanze arredate con grande cura, sbuchiamo su un terrazzino che si affaccia sull’orrido del Vezzeno.

Perché poi deve chiamarsi orrido un esempio di tale naturale bellezza non ci è dato sapere, ma la lingua italiana a volte fa di questi scherzi. “Qui è tutto grandioso, è quello che Kant chiama il brivido piacevole, quel senso di trovarti davanti a una visione mozzzafiato. E questo, secondo il filosofo, doveva spingere l’uomo al miglioramento. Se osservate bene vedete un taglio nelle grandi pietre, come un altare intagliato probabilmente collegato alla vicina Velleia Romana fondata dai Liguri Velleiati al tempo dell’antica Roma. Quindi questa poteva essere una zona sacra dei Liguri. La presenza più antica che sembra esserci nel castello è un fantasma di un vecchio druido con un bastone che ai allarga verso l’alto e a Velleia Romana è conservato un bastone votivo in bronzo come quello che vediamo noi” spiega Gianfranco affascinandoci.

Da lì proseguiamo verso le cantine dove ci viene raccontata la storia di Rosania Fulgosio da Maria Chiara che si è rivelata bravissima nelle spiegazioni e nei racconti leggendari. In queste cantine si chiude solitamente la visita, lasciando assaporare agli ospiti i profumi di un ambiente che ha custodito, per secoli, il buono di questo territorio.

I bambini al Parco delle FiabeI bambini al Parco delle Fiabe

La taverna medievale
È qui che facciamo la conoscenza di Francesca, la sorella di Maria Chiara, anche lei impegnata nella valorizzazione dell’incredibile offerta del castello di Gropparello.

Lo fa nel ruolo di sous-chef della Taverna Medievale, un angolo di armoniosa bellezza a poche decine di metri dal castello dove sia gli ospiti in visita alla dimora sia quelli che vengono solo per degustare le specialità della cucina sono i benvenuti.
Francesca si è specializzata nel fare il pane e i lievitati senza glutine e, dobbiamo dirlo, con grandi risultati in termini di bontà.

Con lei ci sono due chef, una donna e un uomo, entrambi di Gropparello che hanno scelto con determinazione di lavorare qui. La donna, Paola Capra, ha cominciato come lavapiatti ma la grande passione per la cucina traspariva in ogni suo gesto e allora Rita le ha pagato un corso ad ALMA, la scuola internazionale di cucina di Colorno, per poi spostarla di ruolo. L’uomo, un ragazzo non ancora trentenne, Elia Rizzi, ha invece scelto di lavorare alla Taverna del castello perché ha capito subito che qui avrebbe potuto esprimere al meglio l’esperienza maturata in diverse cucine..

Cosa si mangia alla Taverna medievale?

Innanzitutto la risposta è su come si mangia. Vengono proposti piatti che hanno equilibrio, comprensibilità e sapori inusuali, moderni e tradizionali. Una cena o un pranzo alla Taverna medievale è un’esperienza che non ti aspetti, come tutto quello che riguarda questo castello del resto.

I piatti vengono pensati, provati, discussi tra i cuochi e Rita Trecci Gibelli prima di essere inseriti nel menu, soprattutto quelli realizzati in occasioni speciali come la cena dei Sanculotti, in occasione del 14 luglio, dove è stato presentato il Sanculotto al salmone, un sontuoso tortello a forma di feluca, colorato come la bandiera francese e ripieno di salmone; o quella che ha  fatto seguito alla conferenza sull’olio extravergine d’oliva di cui il territorio di Gropparello è produttore e che ha visto la presentazione di un gelato all’olio evo, da parte della chef Paola Capra: Sabbioso olio, sale e cioccolato. Oppure la Cena dei Borgia il 14 agosto scorso dove lo chef Elia Rizzi ha presentato una Schiena di vitella ripresa dal ricettario seicentesco L’arte del ben cucinare del cuoco Bartolomeo Stefani.

“Vogliamo che i nostri piatti abbiano valore anche storico e culturale, non improvvisiamo nulla, studio e sperimentazione sono all’ordine del giorno. -  ci confida Rita – Così come, in occasione di cene che hanno un richiamo storico anche l’animazione non è improvvisata ma ha rimandi filologici precisi, pur divertendo molto i nostri ospiti”. Infatti al Castello di Gropparello lavorano, da anni, anche attori teatrali che intervengono sia nel Parco delle Fiabe sia negli appuntamenti storico-gastronomici.

 

Last but not least: il cioccolato
Inseguire i sogni, ricordate? L’ultima iniziativa ideata da Rita Trecci Gibelli è il Cioccolato dei semplici. Di cosa si tratta è presto detto. Anche perché si ricollega al Premio per la sostenibilità ricevuto dal Sole24Ore.

“Superando il numero di 15 addetti ogni impresa deve assumere una persona con disabilità e abbiamo ritenuto che c’è modo e modo per far fronte a questo obbligo: di solito si cercano addetti al telefono o alle fotocopie. Noi abbiamo voluto rispondere appieno ai principi di questa legge, creata per dare opportunità vere alle persone con disabilità di restare parte integrante e importante della società. Abbiamo cercato una persona che fosse in grado di svolgere mansioni ad alto funzionamento e, per farlo, abbiamo dato vita a una partnership con un’azienda che si occupa di lavorazione del  cioccolato. I nostri obiettivi? Sostenere un ragazzo disabile che, sotto la guida del Maitre Chocolatier Filippo Mazzocchi di 180cioccolato, producesse per noi il Cioccolato dei Semplici a marchio Castello di Gropparello; distinguerci nel portare avanti valori di cultura etica e di civiltà ma anche di identità territoriale; diffondere una cultura del cibo buono, pulito e giusto in linea con l’associazione Slow Food a cui aderiamo con il nostro ristorante inserito nell’Alleanza dei Cuochi”, lo racconta con grande passione Francesca Gibelli.

 

E se i sogni non finiscono?

Siamo arrivati alla fine di questo lungo articolo confidando di aver fatto venir voglia a qualcuno di andare a Gropparello, in provincia di Piacenza, per misurare se è vero tutto ciò che abbiamo raccontato. Lo è, ma è importante provare di persona, non ve ne pentirete. Anche perché c’è un altro sogno nei cassetti infiniti di Rita e della sua splendida famiglia.
“Nel trentesimo anno di proprietà vogliamo dar vita a una corte con alloggi per chiunque, gita scolastica, famiglie o single, volesse fermarsi un po’ più a lungo di una giornata con noi. Ne saremmo davvero felici”. Non abbiamo dubbio alcuno che questo sogno raccontato da Rita diventi presto realtà! 

Interno della Taverna MedievaleInterno della Taverna Medievale

Castello di Gropparello e Taverna Medievale

Via Roma, 84
29025 Gropparello (PC)

Tel. +39 0523 855814

www.castellodigropparello.net 

successivo: Belcastro