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Biacca, pigmenti di ferro, cinambro e una tavoletta di noce (cm24,7x21) … così Leonardo da Vinci, genio del Rinascimento, ha saputo amalgamare queste “polveri magiche” per dipingere e per dar vita all’affascinante fanciulla divenuta la famosa Scapiliata.
I tratti sono tenui, morbidi, quasi dolci, e questa ragazza, che ci piace immaginare con i capelli rossi, seduce con la sua chioma generosa di boccoli e scompigliata da un vento che sembra giocare tra le ciocche.
La centralità del volto è disarmante, la luce sul viso regala un effetto marmoreo, che accende i tratti del naso pronunciato, le labbra leggere e sottili che accennano ad un sorriso misterioso, e che ricordano quello della Mona Lisa. Le palpebre sono semichiuse e gonfie, con le pieghe ben visibili, e lo sguardo focalizzato verso una direzione ignota.
Le spalle sono poco accennate e il busto ha una lieve torsione a sinistra con il capo abbassato, quasi a voler mantenere un po' di riserbo.
Di questa fanciulla non sappiamo molto, il dipinto è incompleto; forse quando Leonardo la disegnò voleva ispirarsi a qualche divinità, forse era uno studio preparatorio per “Leda e il cigno”, oggi perduta, o per La Vergine delle Rocce, oppure voleva rappresentare quanto scrisse a proposito della resa di una capigliatura femminile sul suo trattato della pittura (1490-1492).
“Fa tu adonque alle tue teste gli capegli scherzare insieme col finto vento intorno alli giovanili volti e con diverso revoltare graziosamente ornargli, e non far come quelli che gli ’npiastrano con colle e fanno parere e visi come se fussino invetriati: umane pazzie in aumentazione, delle quali non bastano li naviganti a condurre dalle orientali parti le gomme arabiche, per riparare ch’el vento non varii l’equalità delle chiome, che di più vanno ancora investigando” (cfr. 404 nel Codice Vaticano Urbinate, lat. 1270).
Dinnanzi a tale opera, la dolcezza accompagna il fascino, la resa dello sfumato accresce il mistero del dipinto e ci fa tornare ancora una volta per vedere se la fanciulla si è destata e se sollevando il capo ci guarda e sorride.
Quest’opera arriva al complesso monumentale della Pilotta a Parma nel 1839 dalla collezione privata di Callani. In alcuni scritti datati 1531, l’opera annovera Isabella d’Este come proprietaria e nel 1627 un inventario di casa Gonzaga riporta tra le varie opere d’arte “…un quadro dipintovi la testa di una donna scapigliata, bozzata, …opera di Leonardo da Vinci…”.
Elegante, immutabile e misteriosa, a quanti l’hanno potuta ammirare la Scapiliata regala parole e sensazioni visive che solo un genio come Leonardo ha saputo portare con la sua maestria.
La Galleria Nazionale nel complesso monumentale della Pilotta a Parma
Tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento la celebre raccolta di opere d’arte, oggetti rari e preziosi, dipinti e monete di proprietà dei Farnese e trasferita da Roma a Parma a metà del XVII secolo era esposta in un grande salone del Palazzo della Pilotta.
La trasformazione in istituzione museale pubblica si deve a Maria Luigia d’Austria. La duchessa, agli inizi dell’Ottocento, incarica l’architetto Nicola Bettoli e il pittore Paolo Toschi di progettare una nuova sistemazione espositiva capace di dare massimo risalto alle grandi pale d’ altare di Correggio accanto ai numerosi dipinti e alle acquisizioni via via effettuate. Nasce così la prima Galleria Ducale della città.
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